Sfide CSRD

Le nuove sfide del bilancio sociale con l’introduzione della CSRD

Celeste Infantino
28/11/2024
Sfide CSRD

Con il recepimento della direttiva europea 2022/2464/UE (anche nota come Corporate Sustainability Reporting Directive o CSRD) attraverso il D. Lgs. n. 125/2024, la rendicontazione di sostenibilità diventa sempre più centrale per aziende e organizzazioni, che saranno gradualmente coinvolte nei nuovi obblighi di rendicontazione degli impatti ambientali, sociali e di governance (ESG).

Sebbene la nuova disposizione legislativa imponga obblighi di rendicontazione a partire dal 2025 (con riferimento all’af. 2024) solo in capo a grandi imprese e imprese madri di grandi gruppi, con oltre 500 dipendenti (anche su base consolidata) e che siano enti di interesse pubblico, la normativa prevede una graduale estensione del novero dei soggetti obbligati, arrivando nel 2027 a comprendere anche grandi imprese non quotate e piccole e medie imprese quotate, obbligate ad adottare processi di rendicontazione non finanziaria per misurare e dare conto degli impatti del proprio operato.

Con l’adozione dell’approccio di filiera insito nelle nuove disposizioni, poi, le società obbligate dovranno rendicontare a monte e a valle della loro catena del valore, coinvolgendo di fatto ulteriori stakeholder operatori economici (quali ad esempio i fornitori), ivi inclusi gli enti del Terzo Settore, per la raccolta dei dati relativi alle performances ambientali, sociali ed economiche.

Tra le novità introdotte dalla CSRD, inoltre, emerge il tema della doppia materialità, ovvero la necessità di rendere conto non solo di come le questioni di sostenibilità influiscono sulla loro performance finanziaria (materialità finanziaria), ma anche dell’impatto delle loro operazioni sulla società e sull’ambiente (materialità d’impatto), favorendo così una comprensione più approfondita della sostenibilità complessiva dell’azienda/ente non profit.

La misurazione degli impatti dovrà avvenire attraverso appositi strumenti di rendicontazione, ovvero gli ESRS, che sono suddivisi in 12 documenti e coprono diverse aree (il contenuto è illustrato nell’allegato 1 del Regolamento (UE) 2023/2772): i primi due contengono i principi generali da applicare per una corretta rendicontazione, e specificano le informazioni da rendicontare obbligatoriamente, mentre gli altri forniscono i requisiti di rendicontazione per le tre aree ESG (Environmental, Social e Governance).

Questi strumenti andranno a sostituire tutti gli Standard precedentemente utilizzati (come i GRI Standard, ampiamente utilizzati a livello internazionale e i più diffusi a livello europeo), consentendo di uniformare e standardizzare il bilancio di sostenibilità nell’UE e di migliorare la trasparenza e la comparabilità delle informazioni sulla sostenibilità.

Gli enti del Terzo Settore, già avvezzi alla rendicontazione sociale, anche in virtù dell’obbligo di redigere il Bilancio Sociale (obbligo vigente per le imprese sociali, i CSV e gli enti che superano la soglia di 1 milione di Euro di entrate comunque denominate), potranno cogliere l’occasione di adottare questi nuovi standard, allineandosi alle metriche e agli indicatori richiesti da donatori istituzionali, enti finanziatori e aziende partner.

Nel rispetto delle disposizioni dettate nelle Linee guida ministeriali di cui al Decreto del 4 luglio 2019, essi dovranno illustrare nella sezione 1, dedicata alle metodologie adottata per la redazione del Bilancio Sociale, se è stato adottato uno standard di rendicontazione sociale e, in tal caso, quale sia e quale sia il livello di conformità con tale standard.

Posta la non obbligatorietà del ricorso a tali Standard, per gli ETS sarà possibile adottare anche la versione semplificata “Voluntary reporting standard for SMEs” (“VSME”), pensata proprio per coloro che non sono direttamente soggetti alla normativa, ma che rendicontano volontariamente o in quanto parte di quella catena del valore in cui ulteriori player richiedono la trasmissione di informazioni sulla sostenibilità.

La diffusione di una cultura improntata alla sostenibilità e alla rendicontazione degli impatti sociali, ambientali ed economici rappresenta un pilastro strategico nelle politiche dell'Unione Europea. Questo approccio si manifesta sia attraverso l'armonizzazione degli standard di comunicazione relativi ai criteri ESG, sia attraverso un'attenzione crescente alle pratiche di rendicontazione dei progetti finanziati.

In tale contesto il mondo del Terzo Settore e più in generale del Non Profit, spesso responsabile della presentazione e della gestione dei progetti, riveste un ruolo cruciale nell'adozione di modelli di trasparenza e misurazione degli impatti in linea con le priorità comunitarie.

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