Sustainability report

Nuova Direttiva sui report di sostenibilità delle imprese

quali novità?

02/12/2022
Sustainability report
Il 28 novembre si è concluso l’iter legislativo per uno dei più grandi interventi dell’Unione Europa in materia di corporate accountability, che la rende pioniera nell’effettivo perseguimento dell’SDG 12 dell’Agenda 2030 (“Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo”) e del suo traguardo relativo alla promozione delle pratiche sostenibili delle aziende e all’integrazione delle informazioni sulla sostenibilità nei resoconti annuali.

La Corportate Sustainability Reporting Directive e le imprese obbligate

La nuova normativa, contenuta in una Direttiva avente ad oggetto la “comunicazione societaria sulla sostenibilità” (Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD), è di prossima pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea ed è stata approvata nel corso del mese di novembre da Parlamento europeo e Consiglio, modificando la Direttiva 2014/95/UE attraverso l’introduzione di obblighi più dettagliati in tema di comunicazione delle performance di sostenibilità e un ampliamento della portata: a fronte delle 11.000 imprese toccate dalla precedente disciplina, infatti, aumenteranno a più di 50.000 le aziende che saranno assoggettate alla nuova Direttiva in tutta Europa.

Nella tabella che segue si evidenziano i differenti profili soggettivi dei soggetti obbligati e il termine a partire dal quale l’obbligo decorre.

Per tali categorie di imprese sarà necessario dai prossimi anni comunicare agli investitori, ai clienti e a tutti gli stakeholder, informazioni che riguardano fattori ambientali (es. mitigazione dei cambiamenti climatici, uso delle risorse, inquinamento ecc.), sociali (es. parità di genere, condizioni di lavoro, rispetto dei diritti umani ecc.) e inerenti alla governance (con particolare focus sugli organi di amministrazione, gestione e controllo, etica aziendale e lotta alla corruzione).

Una delle principali novità della Direttiva in tal senso consiste nella modalità in cui tale disclosure dovrà essere predisposta: a differenza di quanto avveniva in passato, le imprese obbligate non potranno scegliere gli standard da utilizzare tra quelli diffusi e maggiormente utilizzati in tutto il mondo, ma saranno tenute a omologarsi ai nuovi principi e alla nuova struttura dell’informativa fissati dall’UE. Gli standard di riferimento, il cui primo set sarà emanato nel 2023, sono elaborati dal gruppo consultivo dell’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) composto da sustainability reporting professional provenienti da tutta Europa e saranno valutati ed emanati dalla Commissione europea con Regolamenti ad hoc (i c.d. “Delegated Acts”).

La rendicontazione di sostenibilità per le PMI quotate

Consapevole del grande sforzo che si richiede alle realtà più piccole (che comunque sono spinte parallelamente ad avere comportamenti più sostenibili in quanto parte della supply chain delle grandi imprese), l’Unione Europea applica il principio di proporzionalità a favore delle PMI: per queste, infatti, oltre a prevedere l’emanazione di standard di reporting differenziati e specifici, ci sarà la possibilità di prorogare l’applicazione della normativa per altri due anni (il c.d. “opt-out”) e quindi pubblicare la loro prima informativa sulla sostenibilità nel 2029 argomentandone la motivazione.

Maggiore chiarezza, comparabilità e certezza delle informazioni

Le disposizioni della CSRD e i suoi indirizzi programmatici mirano chiaramente ad orientare le imprese verso una comunicazione che possa rendere davvero i destinatari (e soprattutto i finanziatori) capaci di comprendere le informazioni rendicontate e poterle paragonare a quelle di altri soggetti mediante una struttura uniforme, con la certezza inoltre della loro attendibilità.

A tal fine, la redazione del bilancio e della relazione sulla gestione dovrà avvenire utilizzando un “formato elettronico unico di comunicazione” (XHTML) e contrassegnando con marcatura digitale (“tag”) le informazioni sulla sostenibilità, anche alla luce dell’implementazione del “Punto di accesso unico europeo” previsto dal piano d'azione dell'Unione dei mercati dei capitali.

La certezza delle informazioni invece sarà maggiormente assicurata grazie al nuovo obbligo di limited assurance predisposta da un revisore o un certificatore indipendente accreditato, con la facoltà lasciata agli Stati membri di decidere se tali soggetti saranno i medesimi rispetto a quelli che ad oggi svolgono la revisione del bilancio economico-finanziario dell’impresa.

La doppia materialità per una visione sistemica

La CRSD prevede che le informazioni da rendicontare devono essere tali da riuscire a comunicare come il modello di business dell’impresa influisce sull’ambiente e sulle persone, ma al contempo anche come i fattori della sostenibilità (come le questioni sociali o ambientali) influiscono sull’attività della stessa.

Tale principio, c.d. di “doppia materialità”, è stato prescelto dall’EFRAG nel report “Proposals for a relevant and dynamic EU Sustainability Reporting Standard-Setting” sulla base dagli standard comuni come gli “UN Guiding Principles on Business and Human Rights” e le “OECD Guidelines for Multinational Enterprises” e considera la materialità finanziaria e quella di impatto anche nelle loro reciproche interazioni, identificando:

  • Le tematiche di sostenibilità materiali da comunicare sulla base della loro gravità (impatti negativi effettivi e potenziali sulle persone e sull’ambiente delle attività dell’impresa), della scala (in termini di quanto positivi o benefici possono essere gli impatti sulle persone e sull’ambiente) e dell’urgenza derivante dagli obiettivi di policy pubblica relativamente alle tematiche sociali e ambientali;
  • Le tematiche di materialità finanziaria da considerare, sulla base della ragionevole possibilità che il valore dell’azienda e la sua performance finanziaria possano essere impattati da determinate tematiche di sostenibilità.

Un obiettivo fondamentale: promuovere la transizione ecologica

Al fine di rendere effettivi gli impegni assunti con il Green Deal, attraverso la CSRD l’Unione Europea muove un ulteriore passo indirizzando ed accompagnando il mercato e i finanziatori verso una transizione verde e sociale: l’informazione da trasmettere da parte delle imprese avrà infatti una natura quali-quantitativa, assumendo un carattere restrospettivo ma allo stesso tempo prospettico.

La nuova Direttiva impone alle imprese di rendicontare i piani di transizione, le loro azioni di implementazione e i relativi piani di finanziamento, fissando dei target ambientali di medio-lungo termine coerenti con gli obiettivi dell’Unione dell’eliminazione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030 e loro annullamento entro il 2050, nonché quelli fissati dall’Accordo di Parigi (contenimento a 1,5 gradi dell’innalzamento della temperatura globale entro il 2050).

Dal momento della pubblicazione in Gazzetta e della sua entrata in vigore, gli Stati membri dovranno successivamente recepire la Direttiva e operare le scelte più adatte al proprio sistema paese: la nuova disciplina si mostra sicuramente sfidante per il settore privato nella sua totalità, laddove questo comporterà ulteriori costi per le imprese, ma al contempo può rappresentare un’occasione per investire in termini di innovazione sostenibile, rendendo il progresso finanziario amico dello sviluppo sostenibile.

Crowe Bompani S.p.A., attiva da anni nel settore dei Servizi per la Sostenibilità attraverso un team interamente dedicato, offre attività di consulenza e revisione accompagnando le organizzazioni ad orientarsi negli adempimenti previsti dalla normativa vigente per analizzare, valutare e divulgare i risultati e gli impatti, nell’ottica di migliorare le performance di sostenibilità (ambientali, sociali ed economiche), creare valore condiviso e di rafforzare la fiducia e la credibilità dei finanziatori e dei clienti.

Per ulteriori informazioni in merito ai servizi di consulenza e audit per la sostenibilità, è possibile consultare la sezione dedicata.